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VILLALAGO – San Domenico Abate

Immagine attivaL’Eremo di San Domenico (sec. XI, XVI – XVIII) è costituito da una grotta, il Sacro Speco, dove il Santo si ritirò in penitenza, intorno al 1013, e dalla chiesa antistante, con il portico. Il portale rinascimentale proviene dal monastero di San Pietro in Lacu, la bifora che guarda il lago è stata probabilmente realizzata con elementi d’epoca romanica. Qui San Domenico restò sei o sette anni. In seguito alle pressioni dei Conti di Valva e di molti seguaci che chiedevano di farsi monaci, San Domenico costruì il monastero di San Pietro in Lacu, (sec. XI-XVI), ricevendo in dono l’intera Valle de Lacu. Questo avvenimento determinò una serie di cambiamenti, a cominciare dall’arrivo dei contadini valvensi che resero coltivabile l’intera valle, prima selvaggia.

L’abbazia divenne prospera e potente, tanto da avere sotto la propria giurisdizione ben quindici grancie, sia nelle vicinanze sia nel resto d’Abruzzo. Abbandonato nel 1474 dai benedettini, il monastero decadde progressivamente.
Fonte: www.abruzzoeappennino.com

L'eremo di San Domenico a Villalago è sempre stato meta di devoti e turisti che nel corso dei secoli sono giunti sulle rive del lago. Secondo la tradizione locale l'eremo venne scavato da San Domenico nel banco di roccia arenaria, di travertino, di argilla e di grafite, intono all'anno 1000. Il romitorio fa parte del complesso monastico di Prato di Cordoso, conosciuto dai devoti come il monastero di Plataneto. L'accesso al santuario avviene da un portichetto impreziosito da una bifora, riccamente decorata, che offre una Immagine attivamagnifico panorama lacustre. Sulla bifora si possono riconoscere le immagini di quattro miracoli attribuiti al Santo: il miracolo delle fave, il bambino restituito dal lupo, la trasformazione dei pesci dell'ingordo in serpi e il ragazzo caduto dalla quercia. Il portale della chiesa, finemente lavorato con motivi floreali, sembra che appartenesse precedentemente al Monastero di San Pietro. All'interno della chiesa, leggermente più ampia nella zona d'ingresso rispetto alla prima campata, presenta sul lato destro dell'ingresso l'affresco della Madonna col bambino, quasi del tutto rovinato e sbiadito, e dietro l'altare la statua di San Domenico. Subito a destra dell'ingresso una piccola porticina conduce alla zona cultuale più antica e suggestiva: la grotta del Santo. Dopo alcune rampe di scale, ricavate anch'esse nel banco roccioso, si giunge alla stretta imboccatura della grotta chiusa da un basso cancelletto in ferro. Sul lato sinistro una specie di tomba delimitata da quattro pilastrini posti ai lati del rettangolo: è il letto del Santo, dove riposava disteso su alcune travi lignee. Attraverso una donazione fatta dai conti di Valva a Montecassino nel 1067, apprendiamo dell'esistenza del Monastero degli eremiti in Valle que dicitur Pratum Cardosum e del monastero di San Pietro in valle de lacu. Secondo alcune agiografie il Santo visse in questi luoghi a cavallo dell'anno 1000 fondando entrambi i monasteri dedicati a San Pietro, soggiornando in particolar modo in quello di Prato Cardoso o Planeto o Plataneto.Immagine attiva Con molta probabilità il Monastero degli eremiti era inizialmente una modesta costruzione in cui si svolgeva sia la vita comunitaria che quella monastica, testimoniata dalla presenza di resti di grotticelle utilizzate come celle eremitiche. L'Antinori nella sua opera Corografia storica degli Abruzzi e de' luoghi circonvicini, racconta che la chiesa venne edificata alla fine del '500, con una struttura molto diversa da quella odierna, e presentava sul lato destro una cappella completamente affrescata con alcuni episodi della vita del Santo. Gli ultimi secoli il romitorio ha subito numerosi restauri e parziali ricostruzioni, soprattutto nel corso del '700 e agli inizi del '900 con la realizzazione dell'adiacente diga. Il paese di Villalago dedica a San Domenico tre feste. La prima, il 22 gennaio, in cui si ricorda la morte del santo avvenuta nel 1031; la seconda, il lunedì di Pasqua, durante la quale in processione si portano le reliquie sino al complesso monastico ed infine la terza, la più importante, il 22 agosto. Nell'800 la statua del Santo veniva portata in processione completamente coperta di serpenti, come ancora oggi avviene a Cocullo.

Informazioni: Municipio tel. 0864-740154/ 740134
Fonte: www.regione.abruzzo.it

 

VITA DI SAN DOMENICO ABATE

San Domenico Abate, monaco benedettino ed eremita itinerante nato a Foligno nel 951, morto a Sore nel 1031, intorno al 1010 passò dalla valle dell’Aventino, sul versante orientale della Maiella, in quella del Sagittario, fissando la sua dimora, denominata Prato Cardoso, in un antro naturale dirimpetto alla sorgente del fiume Sega.Immagine attivaQui visse alcuni anni in solitudine, nella preghiera e nelle penitenze più austere, guadagnandosi, per la santità e la fama dei miracoli, l’ammirazione degli abitanti del luogo, che presero a venerarlo come loro patrono e nume tutelare
Il ritiro di Prato Cardoso divenne presto luogo di culto e vi fu costruito un eremo, che oggi si specchia nelle limpide acque del bacino artificiale creato negli anni ‘20 con una diga sul Sagittario.

Nel piccolo portico antistante la facciata, che si apre sul lago con una graziosa bifora cinquecentesca, sono dipinte 4 scene illustranti altrettanti miracoli di S. Domenico.

All’interno, cui si accede attraverso un bel portalino in pietra di epoca rinascimentale purtroppo pesantemente ridipinto, si erge un altare in stile neogotico che accoglie la statua del santo. Il paliotto in scagliola dipinta è di epoca più antica, essendo stato relaizzato nel 1761 da tal Giuseppe Mancini su commissione dell’eremita villalaghese Francesco Iafolla, come si legge sull’iscrizione commemorativa.

Immagine attiva Una porta in fondo all’edificio immete in una ripidae stretta scala in pietra che conduce alla buia spelonca dove fino a pochi anni fa si conservavano le travi di legno su cui dormiva il santo, ora trasferite nella chiesa parrocchiale dopo esser state gravemente danneggiate da un incendio.

L’eremo di Prato Cardoso, conosciuto anche col nome di Eremo di San Domenico, non è l’unico segno della presenza del santo nel territorio: con l’aiuto dei conti di Valva Beraldo, Teodino e Randuisio, infatti, egli fondò nel secondo decennio del sec. XI, il monastero di San Pietro del Lago, di cui oggi restano solo pochi ruderi qualche Km a nord del paese, ma un tempo ricco e fiorente, come testimoniano le sue numerose proprietà nelle aree limitrofe.

Nel 1607 i discendenti di quei conti valvensi donarono il monastero col territorio di pertinenza, le celle dipendenti e l’eremo di Prato, a Montecassino.

L’acquisizione della proprietà fu successivamente sancita incidendo il nome del monastero su uno dei pannelli delle celebri porte bronzee fatte realizzare dall’abate Oderisio e miracolosamente scampate ai bombardamenti dell’ultima guerra. Da allora il territorio rimase formalmente sotto la giurisdizione dei Montecassino, seppur contrastati dai vescovi di Valva e dai feudatari locali.
La vita di San Pietro in Lago durò con alterne vicende fino al ‘400, poi iniziò una irreversibile decadenza che culminò nel secolo successivo con l’abbandono del moastero da parte dei monaci.

Gli edifici conventuali, privi di cure, decaddero rapidamente e alcuni elemnti architettonici furono asportati. Fra questi, il più interessante è la lunetta in pietra che adorna la porta di San Michele Arcangelo all’Arapezzana.

Le Fanoglie
Il 22 Gennaio, giorno della ricorrenza della morte di San Domenico, i cittadini di Villalago accendono in ogni rione del paese dei fuochi devozionali detti, appunto, “Fanoglie”.
Queste sono alte costruzioni in legno costituite da una struttura su cui vengono appoggiati dei tronchi, solitamente di faggio (pianta abbastanza comune nelle montagne circostanti), a formare una sorta di cono (pira), sulla cui sommità, da come si vede nella figura al lato, vengono poste delle frasche secche.
La legna viene raccolta giorni prima dai ragazzi entusiasti del prossimo evento, che vagano di casa in casa chiedendola agli abitanti del paese.
Tutta questa legna viene quindi accatastata in una zona ampia del centro (nell’immagine qui accanto la pira si trova in Piazza Lupi Celestino) e nel tardo pomeriggio del 22, dopo aver recitato i vespri, ogni famiglia si raduna attorno alla propria fanoglia accesa, che arderà fino a notte inoltrata.
Nella serata viene inoltre consumato un appetitoso pasto a base di salsicce, patate e cibi alla brace, tra cui anche dell’ottimo pesce di cui il lago ed i bacini idrici della zona di Villalago, sono estremamente ricchi
Fonte: www.comune.villalago.aq.it